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La
crisi moderata
Se Salvini e Meloni crescono nei sondaggi
Per quello che possano valere i sondaggi di questi tempi, l’ultimo
mandato in onda dal tg di La7, lunedì scorso, mostrerebbe in crescita,
insieme al Pd, gli scandali fanno bene solo a quel partito, Lega nord e
Fratelli d'Italia. Questo a danno principale di Forza Italia che sarebbe
addirittura scivolata all'11 per cento. Sinceramente dubitiamo che per quanto
la condizione della galassia berlusconiana possa
essere in cattivo stato e lo è, Fi arrivi ad una tale percentuale inferiore
di 4 punti alla Lega di Salvini. In compenso siamo sicuri che la tendenza sia
esatta e questo per un banale ragionamento politico che stupisce non venga colto dal vertice di di quel partito. Se Fi cerca la Lega e non il contrario, è
normale che sia la Lega
a salire nei sondaggi. È successo anche a Milano: Berlusconi si è detto
pronto a competere per la poltrona di sindaco della capitale, e Salvini e
Maroni hanno fatto la faccia di quando si ascolta
qualcuno incline a scherzare. Se nello stesso modo in cui Berlusconi cerca il
consenso della Lega, Sarkozy avesse cercato un accordo con la destra di
Marine Le Pen, avrebbe vinto le elezioni Le Pen. Sarkozy ha vinto le elezioni
dipartimentali in Francia proprio perché si rischiava di votare Le Pen contro
Hollande. Sarkozy ha consentito un’alternativa. Stesso ragionamento dovrebbe
fare Berlusconi se Salvini è l’alternativa a destra di Renzi, Forza Italia
sarebbe preferibile per evitare un tale slittamento a destra dell’elettorato
moderato, che accettò al suo interno Bossi e Fini
nel 1994, solo in quanto Forza Italia si fece garante di entrambi. Il rischio
è che oggi la situazione sia capovolta, per cui la Lega e la destra trovino
fra loro un’intesa che escluda Berlusconi. Per evitare un simile disastro,
Berlusconi dovrebbe subito rivolgersi all’elettorato che si è stufato degli
scandali di malcostume amministrativo, a dir poco, che investono il Pd e
scarichi Lega e Fratelli d’Italia. Esattamente come ha fatto Sarkozy e
potrebbe anche dare garanzie per un cambiamento della politica dell’euro, senza
per questo mettere in discussione la moneta unica. Di sola austerità non si
può vivere, che non significa buttare di colpo tutti
i trattati allestiti fino ad ora. Questo farebbe un Berlusconi che vuole
essere ancora protagonista della vita politica nazionale. Un Berlusconi a
rimorchio di Salvini e Meloni, non servirebbe a nessuno.
Roma, 31 marzo 2015
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